Cobesar: Scheda Tecnica e Prescrivibilità

Cobesar

Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto

Cobesar: ultimo aggiornamento pagina: (Fonte: A.I.FA.)

01.0 Denominazione del medicinale

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COBESAR 150 mg/12,5mg compresse rivestite con film. COBESAR 300 mg/12,5 mg compresse rivestite con film.

COBESAR 300 mg/25 mg compresse rivestite con film.

02.0 Composizione qualitativa e quantitativa

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Ciascuna compressa rivestita con film contiene 150 mg di irbesartan e 12,5 mg di idroclorotiazide.

Ciascuna compressa rivestita con film contiene 300 mg di irbesartan e

12,5 mg di idroclorotiazide.

Ciascuna compressa rivestita con film contiene 300 mg di irbesartan e

25 mg di idroclorotiazide.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

03.0 Forma farmaceutica

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Compressa rivestita con film.

COBESAR 150 mg/12,5mg compresse rivestite con film.

Compressa rivestita con film di colore rosa, biconvessa, di forma ovale, dimensione 6,5 x 12,7 mm con la dicitura H impressa su un lato e I sull’altro lato.

COBESAR 300 mg/12,5mg compresse rivestite con film.

Compressa rivestita con film di colore rosa, biconvessa, di forma ovale,

dimensione 8,2 x 16,0 mm con la dicitura H impressa su un lato e I

sull’altro lato

COBESAR 300 mg/25 mg compresse rivestite con film.

Compressa rivestita con film di colore rosa scuro, biconvessa, di forma

ovale, dimensione 8,2 x 16,0 mm con la dicitura H impressa su un lato

e I sull’altro lato.

04.0 INFORMAZIONI CLINICHE

04.1 Indicazioni terapeutiche

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Trattamento dell’ipertensione essenziale.

Questa terapia di associazione a dosaggio fisso è indicata nei pazienti adulti la cui pressione arteriosa non è adeguatamente controllata dall’irbesartan o dall’idroclorotiazide in monoterapia (vedere paragrafo 5.1).

04.2 Posologia e modo di somministrazione

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Posologia

COBESAR può essere assunto una volta al giorno, con o senza cibo.

Si raccomanda la titolazione della dose delle singole componenti (irbesartan e idroclorotiazide).

Se clinicamente appropriato può essere preso in considerazione un passaggio diretto dalla monoterapia all’associazione fissa:

COBESAR 150 mg/12,5 mg può essere somministrato nei pazienti la

cui pressione arteriosa non è adeguatamente controllata dall’idroclorotiazide o dall’irbesartan 150 mg, in monoterapia;

COBESAR 300 mg/12,5 mg può essere somministrato nei pazienti

non adeguatamente controllati dall’irbesartan 300 mg o da COBESAR 150 mg/12,5 mg;

COBESAR 300 mg/25 mg può essere somministrato nei pazienti non

adeguatamente controllati da COBESAR 300 mg/12,5 mg.

Dosaggi maggiori di 300 mg di irbesartan/25 mg di idroclorotiazide una volta al giorno non sono raccomandati. Quando necessario COBESAR può essere somministrato con altri medicinali antipertensivi (vedere paragrafo 4.5).

Popolazioni speciali

Insufficienza renale: per la presenza di idroclorotiazide, COBESAR non è raccomandato in pazienti con grave insufficienza renale (clearance della creatinina < 30 ml/min). In questi pazienti i diuretici dell’ansa sono preferibili ai tiazidici. Non sono necessarie correzioni posologiche in quei pazienti con disfunzione renale la cui clearance della creatinina sia ≥ 30 ml/min (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Insufficienza epatica: COBESAR non è indicato nei soggetti con grave insufficienza epatica . I tiazidici devono essere usati con cautela nei pazienti con insufficienza epatica. Non è necessaria alcuna correzione del dosaggio di COBESAR nei pazienti con lieve o moderata disfunzione epatica (vedere paragrafo 4.3).

Pazienti anziani: Nei pazienti anziani non è necessario nessuna correzione del dosaggio di COBESAR.

Popolazione pediatrica: COBESAR non è raccomandato nei bambini e negli adolescenti a causa della mancanza di dati sulla sicurezza e sull’efficacia.

Modo di somministrazione Per uso orale.

04.3 Controindicazioni

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Ipersensibilità verso i principi attivi, ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1, o verso altre sostanze derivate della sulfonamide (l’idroclorotiazide è un derivato della sulfonamide)

Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.4 e

4.6)

Insufficienza renale grave (clearance della creatinina < 30 ml/min)

Ipopotassiemia refrattaria, ipercalcemia

Insufficienza epatica grave, cirrosi biliare e colestasi

L’uso concomitante di irbesartan/idroclorotiazide con medicinali contenenti aliskiren in pazienti affetti da diabete o con insufficienza renale da moderata a grave (velocità di filtrazione glomerulare (GRF) < 60ml/min/1.73m2 ) (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso

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Ipotensione – Pazienti ipovolemici: in pazienti ipertesi senza altri fattori di rischio per l’ipotensione irbesartan/HCT è stato raramente associato ad ipotensione sintomatica. Questa può manifestarsi nei pazienti ipovolemici o con iposodiemia a causa di una intensa terapia diuretica, dieta iposodica, diarrea o vomito. In tali casi la condizione di base deve essere corretta prima di iniziare la terapia con COBESAR.

Stenosi dell’arteria renale – Ipertensione renovascolare: esiste un incremento del rischio di ipotensione grave e di insufficienza renale in soggetti portatori di stenosi bilaterale dell’arteria renale, o stenosi dell’arteria renale con mono-rene funzionante, e trattati con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o antagonisti dei recettori dell’angiotensina-II. Sebbene ciò non sia documentato nella terapia con irbesartan/HCT, un effetto simile è prevedibile.

Insufficienza renale e trapianto renale: quando COBESAR viene usato in pazienti con insufficienza renale è raccomandato un controllo periodico dei livelli sierici di potassio, creatinina e acido urico.

Non ci sono dati clinici relativi alla somministrazione di irbesartan/idroclorotiazide a pazienti con trapianto renale recente. COBESAR non deve essere usato in pazienti con insufficienza renale grave (clearance della creatinina < 30 ml/min) (vedere paragrafo 4.3). In pazienti con disfunzione renale si può riscontrare iperazotemia indotta dai diuretici tiazidici. Non sono richieste correzioni del dosaggio nei pazienti con insufficienza renale la cui clearance della creatinina è

≥ 30 ml/min. Tuttavia, nei pazienti con insufficienza renale lieve-

moderata (clearance della creatinina ≥ 30 ml/min, ma < 60 ml/min) l’associazione a dosaggio fisso deve essere somministrata con cautela.

Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS): il duplice blocco del RAAS tramite la combinazione di irbesartan/idroclorotiazide con aliskiren non è raccomandato poiché c’è un aumentato rischio di ipotensione, iperpottassiemia e alterazioni nella funzione renale. L’uso di irbesartan/idroclorotiazide in combinazione con aliskirem è controindicato nei pazienti con diabete mellito o insufficienza renale (GFR < 60 ml/min/1.73 m2 ) (vedere paragrafo 4.5).

Insufficienza epatica: I tiazidici devono essere utilizzati con cautela nei pazienti che presentano una funzione epatica ridotta o un’epatopatia in progressione, poiché alterazioni minori dell’equilibrio idroelettrolitico potrebbero indurre un coma epatico. Non vi è esperienza terapeutica sull’uso di irbesartan/idroclorotiazide nei pazienti con insufficienza epatica.

Stenosi della valvola aortica e mitrale, cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva: Come per altri vasodilatatori, è opportuno osservare la debita cautela nei pazienti che presentano stenosi aortica o mitralica, oppure cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva.

Aldosteronismo primario: i pazienti con aldosteronismo primario in genere non rispondono a medicinali antipertensivi che agiscono attraverso l’inibizione del sistema renina-angiotensina. Quindi, l’uso di COBESAR non è raccomandato.

Effetti metabolici ed endocrini: l’uso dei tiazidici può interferire con la tolleranza al glucosio.

In pazienti diabetici può rendersi necessario un adattamento delle dosi di insulina o dei farmaci ipoglicemizzanti orali. Durante la terapia con i tiazidici può manifestarsi diabete mellito latente.

Incrementi nei livelli di colesterolo e trigliceridi sono stati associati con l’uso dei diuretici tiazidici; comunque, alla dose di 12,5 mg presente in irbesartan/idroclorotiazide, non sono stati segnalati effetti o comunque effetti minimi.

In alcuni pazienti in terapia con i tiazidici si possono verificare casi di iperuricemia o crisi di gotta.

Squilibrio elettrolitico: come per tutti i pazienti in terapia diuretica, è raccomandato un controllo periodico, ad intervalli adeguati, degli elettroliti sierici.

I tiazidici, compresa l’idroclorotiazide, possono indurre uno squilibrio idroelettrolitico (ipopotassiemia, iposodiemia e alcalosi ipocloremica). Sintomi di allarme di uno squilibrio idroelettrolitico sono: secchezza delle fauci, sete, debolezza, letargia, sonnolenza, agitazione, dolore muscolare o crampi, affaticamento muscolare, ipotensione, oliguria, tachicardia, e disturbi gastrointestinali quali nausea o vomito.

Sebbene si possa verificare ipopotassiemia nei pazienti in terapia con i diuretici tiazidici, questa può essere ridotta dalla terapia concomitante con irbesartan. Il rischio di ipopotassiemia è massimo nei pazienti con cirrosi epatica, in pazienti che presentano un’ intensa diuresi, in pazienti che ricevano un insufficiente apporto orale di elettroliti e in pazienti in concomitante terapia con corticosteroidi o ACTH. Di contro, per la presenza di irbesartan in COBESAR, può manifestarsi iperpotassiemia, specialmente in presenza di disfunzione renale e/o scompenso cardiaco, e diabete mellito.

Si raccomanda un adeguato controllo del potassio sierico nei pazienti a rischio. I diuretici risparmiatori di potassio, gli integratori di potassio o i sostituti salini contenenti potassio dovranno essere somministrati con cautela in concomitanza con COBESAR (vedere paragrafo 4.5).

Non vi è evidenza che irbesartan riduca o prevenga l’iposodiemia indotta da diuretici. L’ipocloremia che si può verificare è generalmente di lieve entità e non richiede alcun trattamento.

I tiazidici possono ridurre l’eliminazione urinaria di calcio e possono causare un aumento intermittente e lieve nei livelli di calcio sierico in assenza di disordini accertati del metabolismo del calcio. Una spiccata ipercalcemia può rivelare un iperparatiroidismo non manifesto. La terapia con i tiazidici deve essere interrotta prima di effettuare esami della funzionalità paratiroidea.

È stato dimostrato che i tiazidici aumentano l’escrezione urinaria di magnesio, causando ipomagnesemia.

Litio: l’associazione di litio e irbesartan/idroclorotiazide non è raccomandata (vedere paragrafo 4.5)

Esame antidoping: l’idroclorotiazide contenuto in questo medicinale può dare risultati positivi all’esame antidoping.

Avvertenze generali: in pazienti in cui il tono vasale e la funzionalità renale dipendono prevalentemente dall’attività del sistema renina- angiotensina-aldosterone (es. pazienti con scompenso cardiaco congestizio grave o con patologie renali di base, inclusa la stenosi dell’arteria renale), il trattamento con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o antagonisti dei recettori dell’angiotensina-II, che interessano tale sistema, è stato associato alla comparsa di ipotensione acuta, azotemia, oliguria o raramente insufficienza renale acuta (vedere paragrafo 4.5). Come per qualsiasi

antipertensivo, un eccessivo calo della pressione arteriosa in pazienti con cardiopatia ischemica o malattia cardiovascolare ischemica, può determinare infarto miocardico o ictus.

Reazioni di ipersensibilità all’idroclorotiazide si possono manifestare in pazienti con o senza precedente storia di allergie o asma bronchiale; tuttavia, nei primi, tali reazioni sono più probabili.

Con l’uso dei diuretici tiazidici è stata descritta insorgenza o peggioramento del lupus eritematoso sistemico.

Con l’uso di diuretici tiazidici sono stati segnalati casi di reazioni da fotosensibilizzazione (vedere paragrafo 4.8). Se durante il trattamento si verifica una reazione da fotosensibilizzazione, si raccomanda di interrompere la terapia. Se si ritiene necessario riprendere il trattamento, si raccomanda di proteggere le aree esposte ai raggi solari o a quelli UVA artificiali

Gravidanza: la terapia con antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA) non deve essere iniziata durante la gravidanza. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere ad un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un AIIRA.

Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con AIIRA deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).

Miopia Acuta o Glaucoma Secondario Acuto ad Angolo – Chiuso:

farmaci a base di sulfonamide

o farmaci derivanti da sulfonamide possono causare una reazione idiosincrasica, con conseguente miopia transitoria e glaucoma acuto ad angolo-chiuso. Sebbene l’idroclorotiazide è una sulfonamide,

finora sono stati segnalati solo casi isolati di glaucoma acuto ad angolo chiuso con idroclorotiazide. I sintomi comprendono insorgenza acuta di diminuita acuità visiva o dolore oculare e in genere si manifestano da poche ore a settimane dall’inizio della somministrazione del farmaco. Il glaucoma acuto ad angolo chiuso se non trattato può portare a una perdita permanente della vista. Il trattamento principale è sospendere la somministrazione del farmaco il prima possibile. Se la pressione intraoculare rimane incontrollata può essere necessario considerare un rapido trattamento medico o chirurgico. Storia di allergia alle sulfonamidi o alle penicilline possono considerarsi fattori di rischio per lo sviluppo del glaucoma acuto ad angolo chiuso (vedere paragrafo 4.8).

04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione

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Altri agenti antipertensivi: l’effetto antipertensivo di COBESAR può aumentare con l’uso concomitante di altri antipertensivi. Irbesartan ed idroclorotiazide (a dosaggi fino a 300 mg di irbesartan/25 mg di idroclorotiazide) sono stati somministrati con sicurezza con altri antipertensivi, compresi calcioantagonisti e beta-bloccanti adrenergici. Un trattamento precedente con alte dosi di diuretici può determinare ipovolemia e, a meno che non venga corretta prima, può comportare il rischio di ipotensione all’inizio della terapia con irbesartan con o senza diuretici tiazidici (vedere paragrafo 4.4).

Prodotti contenenti aliskiren: la combinazione di irbesartan/idroclorotiazide con prodotti contenenti aliskiren è controindicato in pazienti con diabete mellito o con compromissione della funzionalità renale da moderata a grave (GFR < 60 ml/min/1.73 m2) e non è raccomandata in altri pazienti.

Litio: è stato riscontrato un aumento reversibile delle concentrazioni sieriche e della tossicità del litio quando questo è somministrato in concomitanza con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina. Simili effetti sono stati finora riportati molto raramente con irbesartan. Inoltre, la clearance renale del litio è ridotta dai tiazidici con aumento del rischio di tossicità da litio con COBESAR. Perciò, la combinazione di litio e COBESAR non è raccomandata (vedere paragrafo 4.4).

In caso di reale necessità della combinazione si raccomanda un attento monitoraggio dei livelli sierici di litio.

Medicinali che influenzano i livelli di potassio: la deplezione di potassio determinata da idroclorotiazide è attenuata dall’effetto di risparmio del potassio indotto da irbesartan. Tuttavia, questo effetto dell’idroclorotiazide sul potassio sierico sarebbe potenziato da altri medicinali che inducono una perdita di potassio e ipopotassiemia (altri potassiuretici, lassativi, amfotericina, carbenoxolone, penicillina G sodica). Di contro, in base all’esperienza con altri medicinali che riducono l’attività del sistema renina-angiotensina, l’uso concomitante dei diuretici risparmiatori di potassio, degli integratori di potassio, dei sostituti salini che contengono potassio o di altri medicinali in grado di aumentare i livelli sierici di potassio (es. eparina sodica) può causare incrementi della potassiemia. Si raccomanda un controllo adeguato del potassio sierico nei pazienti a rischio (vedere paragrafo 4.4).

Medicinali influenzati da alterazioni della potassiemia: quando COBESAR è somministrato in associazione con altri medicinali influenzati da alterazioni del potassio sierico (es. glicosidi digitalici, antiaritmici), si raccomanda un monitoraggio periodico della potassiemia.

Medicinali antinfiammatori non-steroidei: quando gli antagonisti dell’angiotensina-II sono somministrati contemporaneamente a farmaci antinfiammatori non steroidei (cioè inibitori selettivi COX-2, acido acetilsalicilico (> 3 g/giorno) e farmaci antinfiammatori non steroidei non selettivi), si può verificare attenuazione dell’effetto antipertensivo. Come con gli ACE-Inibitori, l’uso concomitante di antagonisti dell’angiotensina-II e di farmaci antinfiammatori non steroidei può portare ad un maggiore rischio di peggioramento della funzionalità renale, inclusa possibile insufficienza renale acuta, e ad un aumento del potassio sierico particolarmente in pazienti con preesistente scarsa funzionalità renale. La combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente negli anziani. I pazienti devono essere adeguatamente idratati e dopo l’inizio della terapia combinata si deve considerare il monitoraggio della funzione renale, da effettuare periodicamente in seguito.

Ulteriori informazioni sulle interazioni di irbesartan: negli studi clinici, la farmacocinetica dell’irbesartan non è influenzata dall’idroclorotiazide. Irbesartan è metabolizzato principalmente da CYP2C9 e in quantità minore attraverso la glucuronizzazione. Non sono state osservate interazioni farmacocinetiche o farmacodinamiche significative in seguito a somministrazioni concomitanti di irbesartan con warfarin, un medicinale metabolizzato da CYP2C9. Gli effetti degli induttori del CYP2C9, come la rifampicina, sulla farmacocinetica dell’irbesartan non sono stati valutati.

La farmacocinetica della digossina non è stata alterata dalla somministrazione concomitante di irbesartan.

Ulteriori informazioni sulle interazioni di idroclorotiazide: quando somministrati in concomitanza, i seguenti farmaci possono interagire con i diuretici tiazidici:

Alcool: si può verificare il potenziamento dell’ipotensione ortostatica;

Medicinali antidiabetici (antidiabetici orali e insulina): può essere richiesto una correzione posologica dell’antidiabetico (vedere paragrafo 4.4);

Resine di colestiramina e colestipolo: l’assorbimento di idroclorotiazide è alterato in presenza delle resine a scambio anionico. COBESAR deve essere assunto almeno un’ora prima o 4 ore dopo queste resine;

Corticosteroidi, ACTH: può essere aumentata la deplezione degli elettroliti, in particolare del potassio;

Glicosidi digitalici: l’ipopotassiemia o l’ipomagnesiemia indotte dai tiazidici favoriscono la comparsa di aritmie cardiache da digitale (vedere paragrafo 4.4);

Farmaci antinfiammatori non steroidei: in alcuni pazienti la somministrazione di un farmaco antinfiammatorio non steroideo può ridurre gli effetti diuretici, sodiuretici e antipertensivi dei diuretici tiazidici;

Amine pressorie (es. noradrenalina): l’effetto delle amine pressorie può essere diminuito, ma non tanto da precluderne l’uso;

Miorilassanti muscolo-scheletrici non depolarizzanti (es. tubocurarina): l’effetto dei rilassanti muscolo-scheletrici non depolarizzanti può essere potenziato dall’idroclorotiazide;

Medicinali antigottosi: potrà essere necessaria una correzione posologica dei medicinali antigottosi visto che l’idroclorotiazide può aumentare i livelli sierici di acido urico. Può rendersi necessario un aumento nel dosaggio di probenecid o sulfinpirazone. La somministrazione contemporanea di diuretici tiazidici può aumentare l’incidenza di reazioni di ipersensibilità all’allopurinolo;

Sali di calcio: i diuretici tiazidici possono aumentare i livelli sierici di calcio a causa della ridotta escrezione. Se è necessario somministrare integratori di calcio o medicinali risparmiatori di calcio (es. terapia con vitamina D), la calcemia deve essere controllata ed il dosaggio di calcio modificato di conseguenza;

Carbamazepina: l’uso concomitante di carbamazepina e idroclorotiazide è stata associata al rischio di iponatremia sintomatica. Durante l’uso concomitante devono essere controllati gli elettroliti. Se possibile, deve essere usata un’altra classe di diuretici;

Altre interazioni: i tiazidici possono aumentare l’effetto iperglicemico dei beta-bloccanti e del diazossido. I farmaci anticolinergici (es. atropina, beperiden), possono aumentare la biodisponibilità dei diuretici di tipo tiazidico attraverso una diminuzione della motilità gastrointestinale e della velocità di svuotamento gastrico. I tiazidici

possono aumentare il rischio di effetti indesiderati da amantadina. I tiazidici possono ridurre l’escrezione renale di medicinali citotossici (es. ciclofosfamide, metotressato) e potenziare il loro effetto mielodepressivo.

04.6 Gravidanza e allattamento

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Gravidanza:

Antagonisti dei recettori dell’angiotensina II (AIIRA):

L’uso di AIIRA non è raccomandato nel primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di AIIRA è controindicato nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Le evidenze epidemiologiche emerse sul rischio teratogeno conseguente a esposizione ad ACE-inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non sono state conclusive; non può tuttavia essere escluso un piccolo aumento del rischio. Anche se non esistono dati epidemiologici controllati sul rischio associato agli antagonisti del recettore dell’angiotensina II (AIIRA), questa classe di farmaci può determinare rischi analoghi. Salvo nei casi in cui la prosecuzione della terapia con AIIRA sia ritenuta essenziale, le pazienti che pianificano una gravidanza devono passare a un trattamento antiipertensivo alternativo che presenti un profilo di sicurezza ben definito per l’uso in gravidanza. In presenza di una gravidanza il trattamento con AIIRA deve essere interrotto immediatamente e, se opportuno, si deve istituire una terapia alternativa.

È noto che l’esposizione alla terapia con AIIRA nel corso del secondo e del terzo trimestre induce fetotossicità nell’uomo (riduzione della funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedere paragrafo 5.3).

In caso di esposizione a un AIIRA a partire dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda una valutazione ecografica della funzionalità renale e del cranio.

I neonati di madri che hanno assunto AIIRA devono essere posti sotto stretta osservazione per rilevare un’eventuale ipotensione (vedere anche paragrafi 4.3 e 4.4).

Idroclorotiazide:

Esiste una limitata esperienza sull’uso di idroclorotiazide durante la gravidanza, specialmente nel corso del primo trimestre. Gli studi sugli animali sono insufficienti.

L’idroclorotiazide attraversa la placenta. In base al meccanismo d’azione farmacologico dell’idroclorotiazide, il suo uso durante il secondo e il terzo trimestre può compromettere la perfusione feto- placentare e causare effetti sul feto e sul neonato, quali ittero, disordini dell’equilibrio degli elettroliti e trombocitopenia.

L’idroclorotiazide non deve essere utilizzata per trattare edema gestazionale, ipertensione gestazionale o preeclampsia a causa del rischio di riduzione del volume plasmatico e ipoperfusione placentare, senza un reale effetto benefico sul decorso della malattia.

L’idroclorotiazide non deve essere usata per trattare l’ipertensione essenziale nelle donne in gravidanza, salvo nelle rare situazioni in cui non si possa utilizzare alcun trattamento alternativo. Dato che COBESAR contiene idroclorotiazide, non se ne raccomanda l’uso durante il primo trimestre di gravidanza. Deve essere considerato il passaggio ad un appropriato trattamento alternativo prima di pianificare una gravidanza.

Allattamento:

Antagonisti dei recettori dell’angiotensina II (AIIRA)

Poiché non sono disponibili informazioni sulla sicurezza dell’irbesartan durante l’allattamento al seno, l’uso di irbesartan non è raccomandato e sono preferibili trattamenti alternativi con profili di sicurezza meglio conosciuti, specialmente nel caso di allattamento di neonati o bambini prematuri.

Non è noto se irbesartan o i suoi metaboliti siano escreti nel latte materno umano. Dati farmacodinamici/tossicologici disponibili nei ratti hanno mostrato l’escrezione di irbesartan o dei

suoi metaboliti nel latte (per dettagli vedere paragrafo 5.3).

Idroclorotiazide:

L’idroclorotiazide è escreta nel latte materno umano in quantità minime. Le tiazidi, causando

intensa diuresi ad alte dosi, possono inibire la produzione di latte. L’uso dell’idroclorotiazide

durante l’allattamento al seno non è raccomandato. Se l’idroclorotiazide viene usata durante

l’allattamento, le dosi devono essere mantenute il più basse possibile.

Fertilità:

Irbesartan non ha avuto effetti sulla fertilità dei ratti trattati e sulla loro prole fino a livelli di dose che inducono i primi segni di tossicità parentale (vedere paragrafo 5.3).

04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari

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Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari. In relazione alle sue proprietà farmacodinamiche è improbabile che irbesartan/idroclorotiazide influenzi tali capacità.

In caso di guida di veicoli o uso di macchinari, è da tener presente che occasionalmente possono verificarsi vertigini o stanchezza durante il trattamento dell’ipertensione.

04.8 Effetti indesiderati

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Combinazione irbesartan/idroclorotiazide:

Il 29,5% degli 898 pazienti ipertesi che hanno ricevuto vari dosaggi di irbesartan/idroclorotiazide

(intervallo: da 37,5 mg/6,25 mg fino a 300 mg/25 mg), durante gli studi controllati con placebo, ha avuto reazioni avverse. Le reazioni avverse più comunemente riportate sono state: capogiro (5,6%), affaticamento (4,9%), nausea/vomito (1,8%) e minzione abnorme (1,4%). Inoltre, durante gli studi clinici, sono stati comunemente osservati iperazotemia (BUN) (2,3%), aumento della creatininchinasi (1,7%) e della creatinina (1,1%).

La tabella 1 riporta le reazioni avverse da segnalazioni spontanee e studi clinici controllati con placebo.

La frequenza delle reazioni avverse elencate di seguito è definita utilizzando la seguente convenzione:

molto comune (≥ 1/10); comune (da ≥ 1/100 a <1/10); non comune (da ≥1/1.000 a < 1/100); rara (da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000); molto rara (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riferiti in ordine di gravità decrescente.

Tabella 1: Reazioni avverse da Studi clinici controllati verso placebo e Segnalazioni spontanee*

Patologie del sistema immunitario Non nota: casi di reazione di ipersensibilità quali angioedema, eruzione cutanea,
orticaria
Disturbi del metabolismo e della
nutrizione:
Non nota: iperpotassiemia
Patologie del sistema nervoso Comune: Non
comune:
capogiri
capogiro ortostatico cefalea
Non nota:
Patologie dell’orecchio e
del labirinto
Non nota tinnito
Patologie cardiache: Non
comune:
sincope, ipotensione, tachicardia,
edema
Patologie vascolari: Non
comune:
rossore
Disturbi respiratori,
toracici e mediastinici:
Non nota: tosse
Patologie gastrointestinali Comume Non comune
Non nota
nausea/vomito diarrea
dispepsia, disguesia
Patologie epatobiliari: Non comune
Non nota:
ittero
epatite, disfunzione epatica
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del
tessuto connettivo
Non comune:
Non nota:
gonfiore delle estremità artralgia, mialgia
Patologie renali e urinarie: Comune: Non nota: disturbi della minzione
danno renale, inclusi casi isolati di insufficienza renale in pazienti a rischio (vedere paragrafo 4.4)
Patologie dell’apparato riproduttivo e della
mammella:
Non comune: disfunzioni sessuali, cambiamenti nella libido
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di
somministrazione
Comune: Affaticamento
Esami diagnostici Comune:
Non comune:
aumento dell’azotemia, aumento della creatinina e della creatinchinasi diminuzione dei livelli sierici di potassio e di sodio

* La frequenza delle reazioni avverse riportate da segnalazioni spontanee è indicata come "non nota"

Informazioni aggiuntive sui singoli componenti: in aggiunta alle reazioni avverse descritte sopra per il prodotto in combinazione, altre reazioni avverse riportate precedentemente con uno dei componenti possono essere potenziali reazioni avverse con COBESAR. Nelle Tabelle 2 e 3 che seguono, sono elencate le reazioni avverse segnalate con i singoli componenti di COBESAR.

Tabella 2: Reazioni avverse riportate con l’uso di irbesartan in monoterapia

Patologie sistemiche e Non Dolore al petto
condizioni relative alla comune:
sede di
somministrazione

Tabella 3: Reazioni avverse (indipendentemente dalla relazione col medicinale) riportate con l’uso di idroclorotiazide in monoterapia

Patologie del sistema emolinfopoietico: Non nota: anemia aplastica, mielodepressione, neutropenia/agranulocitosi,anemia
emolitica, leucopenia, trombocitopenia
Disturbi psichiatrici: Non nota: depressione, disturbi del sonno
Patologie del sistema
nervoso
Non nota: vertigini, parestesie, sensazione di
testa leggera, irrequietezza
Patologie dell’occhio: Non nota: visione offuscata transitoria, xantopsia, miopia acuta e glaucoma
secondario acuto ad angolo chiuso
Patologie cardiache: Non nota: aritmie cardiache
Patologie vascolari: Non nota: Ipotensione posturale
Patologie respiratori,
toracici e mediastinici:
Non nota: difficoltà respiratorie (incluse
polmonite ed edema polmonare)
Patologie gastrointestinali: Non nota: pancreatite, anoressia, diarrea, costipazione, irritazione gastrica,scialoadenite, perdita
dell’appetito
Patologie epatobiliari: Non nota: ittero (ittero colestatico intraepatico)
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo: Non nota: reazioni anafilattiche, necrolisi epidermica tossica, angioite necrotizzante (vasculiti, vasculiti cutanee), reazioni cutanee simil-lupus eritematoso, riattivazione del lupus eritematoso cutaneo, reazioni di fotosensibilità, rash, orticaria
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del
tessuto connettivo
Non nota: debolezza, spasmi muscolari
Patologie renali e
urinarie:
Non nota: nefrite interstiziale, insufficienza
renale
Patologie sistemiche e condizioni relative alla
sede di
Non nota: Febbre
somministrazione
Esami diagnostici: Non nota: disturbi dell’equilibrio elettrolitico (inclusa ipokaliemia eiponatriemia,vedere paragrafo 4.4), iperuricemia, glicosuria, iperglicemia, aumento del colesterolo e dei
trigliceridi

Gli eventi avversi dose-dipendenti dell’idroclorotiazide (soprattutto disordini elettrolitici) possono aumentare con l’incremento graduale del suo dosaggio.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto rischio/beneficio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili.

04.9 Sovradosaggio

Indice

Non sono disponibili informazioni specifiche sul trattamento del sovradosaggio con irbesartan/idroclorotiazide. Il paziente deve essere attentamente monitorato, il trattamento dovrà essere sintomatico e di supporto e dipenderà dal tempo trascorso dall’ingestione e dalla gravità dei sintomi. Le misure suggerite includono induzione del vomito e/o lavanda gastrica. Nel trattamento del sovradosaggio può essere utilizzato il carbone attivo. Gli elettroliti sierici e la creatinina devono essere frequentemente controllati. Se sopraggiunge ipotensione il paziente deve essere posto supino e prontamente reintegrato con sali e liquidi.

Le manifestazioni più probabili da sovradosaggio di irbesartan sono ipotensione e tachicardia; potrebbe verificarsi anche bradicardia.

Il sovradosaggio da idroclorotiazide è associato a deplezione elettrolitica (ipopotassiemia, ipocloremia, iposodiemia) e disidratazione conseguente a diuresi eccessiva. I principali segni e sintomi da sovradosaggio sono nausea e sonnolenza. L’ipopotassiemia può determinare spasmi muscolari e/o accentuare aritmie cardiache associate all’uso concomitante di glicosidi digitalici o di alcuni medicinali anti-aritmici.

Irbesartan non è dializzabile. La quantità di idroclorotiazide rimossa per emodialisi non è nota.

05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE

05.1 Proprietà farmacodinamiche

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Categoria farmacoterapeutica: antagonisti dell’angiotensina-II e diuretici

Codice ATC: C09DA04.

Irbesartan/idroclorotiazide è un’associazione di un antagonista dei recettori dell’angiotensina-II, irbesartan e un diuretico tiazidico, l’idroclorotiazide. L’associazione di questi principi attivi determina un effetto antipertensivo additivo, riducendo la pressione arteriosa in misura maggiore che i singoli componenti.

L’irbesartan è un antagonista, potente e selettivo, dei recettori dell’angiotensina-II (sottotipo AT1), attivo per somministrazione orale. Si ritiene che il farmaco blocchi tutti gli effetti dell’angiotensina-II mediati dai recettori AT1, indipendentemente dall’origine o dalla via di sintesi dell’angiotensina-II. L’antagonismo selettivo per i recettori dell’angiotensina-II (AT1) provoca un aumento dei livelli plasmatici di renina e angiotensina-II ed una riduzione nella concentrazione plasmatica dell’aldosterone. In pazienti non a rischio di squilibrio elettrolitico (vedere paragrafi 4.4 e 4.5) la potassiemia non viene invece sostanzialmente modificata da irbesartan in monoterapia, ai dosaggi raccomandati. L’irbesartan non inibisce l’ACE (chininasi-II), un enzima che genera angiotensina-II e degrada la bradichinina con produzione di metaboliti inattivi. L’irbesartan non richiede un’attivazione metabolica per esercitare la propria attività farmacologica.

L’idroclorotiazide è un diuretico tiazidico. Il meccanismo tramite il quale i diuretici tiazidici esplicano i loro effetti antipertensivi non è completamente noto. I tiazidici agiscono sui meccanismi tubulari renali del riassorbimento degli elettroliti, aumentando in modo diretto l’escrezione di sodio e cloruro in quantità sostanzialmente equivalenti. L’azione diuretica di idroclorotiazide riduce il volume plasmatico, aumenta l’attività della renina plasmatica, e aumenta la secrezione di aldosterone, con il conseguente aumento di perdita di potassio e bicarbonato urinari e diminuzione del potassio sierico. Presumibilmente bloccando il sistema renina-angiotensina-aldosterone, la somministrazione concomitante di irbesartan tende a correggere la perdita di potassio associata a questi diuretici. Con idroclorotiazide, la diuresi ha inizio entro 2 ore, il picco si presenta circa alla quarta ora, e l’effetto dura 6-12 ore circa.

All’interno del range terapeutico, l’associazione di idroclorotiazide e irbesartan determina una riduzione additiva dose-dipendente della pressione arteriosa. L’aggiunta di 12,5 mg di idroclorotiazide a 300 mg di irbesartan in monosomministrazione giornaliera in pazienti non adeguatamente controllati con irbesartan 300 mg in monoterapia ha determinato una ulteriore riduzione di 6,1 mmHg della pressione arteriosa diastolica rispetto al placebo (24 ore dopo la somministrazione). L’associazione di irbesartan 300 mg e idroclorotiazide 12,5 mg ha determinato una riduzione complessiva della pressione arteriosa sistolica/diastolica, rispetto al placebo, fino a 13,6/11,5 mmHg.

Dati clinici limitati (7 su 22 pazienti) suggeriscono che i pazienti non controllati con la combinazione 300 mg/12,5 mg possono rispondere quando trattati con la combinazione 300 mg/25 mg. In questi pazienti è stato osservato un effetto ipotensivo superiore sia sulla pressione arteriosa sistolica (PAS) che sulla pressione arteriosa diastolica (PAD) (rispettivamente 13,3 e 8,3 mmHg).

In pazienti con ipertensione da lieve a moderata la monosomministrazione giornaliera di 150 mg di irbesartan e 12,5 mg di idroclorotiazide ha prodotto una riduzione media di 12,9/6,9 mmHg nella pressione arteriosa sistolica/diastolica rispetto al placebo (24 ore dopo la somministrazione).

Il picco antipertensivo viene raggiunto dopo 3- 6 ore. Il monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa evidenzia che l’associazione

150 mg di irbesartan e 12,5 mg di idroclorotiazide in monosomministrazione giornaliera produce una simile riduzione nei valori pressori nelle 24 ore, con una media di riduzione sistolica/diastolica, rispetto al placebo, nelle 24 ore di 15,8/10,0 mmHg. Misurato con monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa, l’effetto di picco di irbesartan/idroclorotiazide 150 mg/12,5 mg è stato del 100%. Misurato col bracciale durante visita ambulatoriale l’effetto di picco è stato rispettivamente del 68% e del 76% per irbesartan/idroclorotiazide 150 mg/12,5 mg e irbesartan/idroclorotiazide 300 mg/12,5 mg. Questi effetti sono stati osservati durante le 24 ore senza eccessivo abbassamento della pressione arteriosa al picco e sono coerenti con gli abbassamenti sicuri ed efficaci della pressione arteriosa ottenuti con somministrazione unica giornaliera.

In pazienti non sufficientemente controllati con 25 mg di idroclorotiazide in monoterapia, l’aggiunta di irbesartan ha prodotto una ulteriore riduzione media nei valori sistolici/diastolici, rispetto al placebo, di 11,1/7,2 mmHg.

L’effetto antipertensivo di irbesartan in associazione con idroclorotiazide si manifesta dopo la prima dose ed è evidente in modo consistente entro 1-2 settimane, con un massimo dell’effetto entro 6-8 settimane.

Negli studi di follow-up a lungo termine, l’effetto di irbesartan e idroclorotiazide risulta costante per più di un anno. Sebbene non specificatamente studiato con irbesartan/idroclorotiazide, l’ipertensione rebound non è stata osservata né con irbesartan né con idroclorotiazide.

L’effetto della combinazione di irbesartan ed idroclorotiazide sulla morbilità e la mortalità non è stato studiato. Studi epidemiologici hanno mostrato che il trattamento a lungo termine con idroclorotiazide riduce il rischio di mortalità e morbilità cardiovascolare.

La risposta di irbesartan/idroclorotiazide, non è influenzata dall’età o dal sesso. Come avviene con altri medicinali che agiscono sul sistema renina-angiotensina, pazienti neri ipertesi rispondono notevolmente meno ad irbesartan in monoterapia. Quando irbesartan viene somministrato in associazione a idroclorotiazide a basso dosaggio (es. 12,5 mg/die), la risposta antipertensiva nei pazienti neri si approssima a quella dei pazienti non neri.

L’efficacia e la sicurezza di irbesartan/idroclorotiazide come terapia iniziale per l’ipertensione grave (definita come SeDBP ≥ 110 mmHg) è stata valutata in uno studio multicentrico, randomizzato, doppio-cieco, con controllo attivo, di 8 settimane e a bracci paralleli. Un totale di 697 pazienti sono stati randomizzati in un rapporto 2 a 1 a ricevere o irbesartan/idroclorotiazide 150 mg/12,5 mg o irbesartan 150 mg che veniva titolato sistematicamente (prima di trovare la risposta alla dose minima) e dopo una settimana

di irbesartan/idroclorotiazide 300 mg/25 mg o irbesartan 300 mg, rispettivamente.

Lo studio ha reclutato 58% pazienti di sesso maschile. L’età media dei pazienti era di 52,5 anni, il 13% era ≥ 65 anni di età e solo il 2% era ≥

75 anni di età. Il dodici percento (12%) dei pazienti era diabetico, il 34% era iperlipidemico e la patologia cardiovascolare più frequente era l’angina pectoris stabile presente nel 3,5% dei soggetti studiati.

L’obiettivo primario di questo studio era confrontare la percentuale di pazienti in cui la SeDBP raggiungeva il controllo (SeDBP < 90 mmHg) dopo 5 settimane di trattamento. Nel quarantasette percento (47,2%) dei pazienti in terapia combinata si raggiungeva una SeDBP < 90 mmHg rispetto al 33,2% dei pazienti del gruppo irbesartan (p =

0,0005). La pressione media di base era approssimativamente di 172/113 mmHg in ciascun gruppo di trattamento e si verificava una riduzione dell’ SeSBP/SeDBP a 5 settimane di 30,8/24,0 mmHg e 21,1/19,3 mmHg rispettivamente per il gruppo irbesartan/idroclorotiazide e irbesartan in monoterapia (p < 0,0001).

La qualità e l’incidenza degli effetti avversi registrata per i pazienti trattati con la terapia combinata era simile al profilo degli eventi avversi per i pazienti in monoterpia. Durante le 8 settimane di trattamento, non sono stati ripotati casi di sincope in entrambi i gruppi trattati. Si sono verificati come eventi avversi riportati nel gruppo di pazienti in terapia combinata e in monoterapia, rispettivamente 0,6% e 0% di casi di ipotensione e 2,8% e 3,1% casi di capogiro.

05.2 Proprietà farmacocinetiche

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La somministrazione concomitante di idroclorotiazide e irbesartan non ha alcuna influenza sulla farmacocinetica di entrambi.

Irbesartan e idroclorotiazide sono attivi per via orale e come tali non richiedono biotrasformazione per essere attivi. Dopo somministrazione orale di irbesartan/idroclorotiazide la biodisponibilità orale assoluta è del 60-80% per l’irbesartan 50-80% per l’idroclorotiazide. Il cibo non influenza la biodisponibilità di irbesartan/idroclorotiazide. Il picco della concentrazione plasmatica viene raggiunto dopo 1,5-2 ore dalla somministarzione orale per l’irbesartan e 1-2,5 ore per l’idroclorotiazide.

Il legame alle proteine plasmatiche è approssimativamente pari al 96% con una quota di legame alle cellule ematiche del tutto trascurabile. Il volume di distribuzione dell’irbesartan è di 53-93 litri. Il legame alle proteine plasmatiche per l’idroclorotiazide è del 68%, con volume di distribuzione evidente di 0,83-1,14 l/kg.

Irbesartan, nell’intervallo di dosaggio da 10-600 mg, mostra una farmacocinetica lineare e proporzionale al dosaggio. È stato osservato un incremento meno che proporzionale nell’assorbimento orale a dosi superiori ai 600 mg; il meccanismo con cui ciò si determina risulta sconosciuto. La clearance corporea totale e quella renale sono rispettivamente di 157-176 e 3,0-3,5 ml/min. L’emivita di eliminazione terminale di irbesartan è di 11-15 ore. Le concentrazioni plasmatiche allo steady-state sono raggiunte entro 3 giorni dall’inizio della monosomministrazione giornaliera. Un ridotto accumulo di irbesartan (< 20%) viene osservato nel plasma dopo monosomministrazioni giornaliere ripetute . In uno studio, sono state osservate concentrazioni plasmatiche leggermente superiori nelle pazienti ipertese. In ogni caso,

non sono emerse differenze nell’emivita né nell’accumulo di irbesartan. Non sono necessarie correzioni del dosaggio nelle pazienti. I valori di AUC e Cmax dell’irbesartan sono risultati leggermente superiori anche in pazienti anziani (≥ 65 anni) rispetto ai soggetti giovani (18-40 anni). Comunque l’emivita finale non è risultata significativamente modificata. Non sono necessarie, nei pazienti anziani, correzioni del dosaggio. L’emivita plasmatica media di idroclorotiazide varia tra 5-15 ore.

Dopo somministrazione orale o endovenosa di irbesartan marcato con 14C, una quota pari a 80-85% della radioattività plasmatica circolante è attribuibile a irbesartan immodificato. Irbesartan viene metabolizzato per via epatica mediante ossidazione e glucurono-coniugazione. Il principale metabolita circolante (approssimativamente 6%) è l’irbesartan glucuronide. Studi in vitro indicano che irbesartan viene principalmente ossidato tramite l’ enzima CYP2C9 del citocromo P450; l’isoenzima CYP3A4 ha un effetto trascurabile. L’irbesartan e i suoi metaboliti vengono eliminati sia per via biliare sia renale. Dopo somministrazione orale o endovenosa di irbesartan 14C, il 20% circa della radioattività può essere rinvenuto nelle urine, mentre il rimanente è rilevabile nelle feci. Meno del 2% della dose assunta viene escreta nelle urine come irbesartan immodificato. L’idroclorotiazide non viene metabolizzata ma viene eliminata rapidamente per via renale. Almeno il 61% della dose orale viene eliminata immodificata nelle 24 ore. L’idroclorotiazide attraversa la placenta, ma non è in grado di attraversare la barriera emato-encefalica, ed è escreta nel latte materno.

Insufficienza renale: in soggetti con insufficienza renale o in pazienti emodializzati, i parametri di farmacocinetica di irbesartan non risultano significativamente modificati. Irbesartan non viene rimosso durante il processo di emodialisi. E’ stato riportato che nei pazienti con clearance della creatinina < 20 ml/min, l’emivita di eliminazione dell’idroclorotiazide aumenta a 21 ore.

Insufficienza epatica: in soggetti con cirrosi di grado lieve-moderato, i parametri di farmacocinetica di irbesartan non risultano significativamente modificati. Non sono stati condotti studi su pazienti con insufficienza epatica grave.

05.3 Dati preclinici di sicurezza

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Irbesartan/idroclorotiazide: la potenziale tossicità dell’associazione irbesartan/idroclorotiazide dopo somministrazione orale è stata valutata in ratti e macachi in studi fino a 6 mesi. Non ci sono state osservazioni tossicologiche di rilevanza per l’uso terapeutico umano.

Le seguenti modificazioni, osservate in ratti e macachi trattati con l’associazione irbesartan/idroclorotiazide a 10/10 e a 90/90 mg/kg/giorno sono state anche osservate con uno dei due medicinali in monoterapia e/o erano secondarie a diminuzioni della pressione arteriosa (non sono state osservate interazioni tossicologiche significative):

modificazioni renali, caratterizzate da lievi aumenti dell’uricemia e della creatininemia, e da iperplasia/ipertrofia dell’apparato juxtaglomerulare, che sono una conseguenza diretta dell’interazione di irbesartan col sistema renina-angiotensina;

lievi diminuzioni dei parametri eritrocitari (eritrociti, emoglobina,

ematocrito);

discolorazioni gastriche, ulcere e necrosi focali della mucosa gastrica sono state osservate in pochi ratti in uno studio di tossicità a 6 mesi con irbesartan somministrato alla dose di 90 mg/kg/giorno, idroclorotiazide 90 mg/kg/giorno e irbesartan/idroclorotiazide 10/10 mg/kg/giorno. Queste lesioni non sono state osservate nei macachi;

diminuzioni della potassiemia dovute all’idroclorotiazide e

parzialmente prevenute quando questa era somministrata insieme con irbesartan.

La maggior parte degli effetti sopra riportati sembra sia dovuta all’attività farmacologica di irbesartan (blocco dell’inibizione del rilascio di renina indotto dall’angiotensina-II, con stimolazione delle cellule produttrici di renina) e si verifica anche con gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina.

Queste osservazioni sembrano non avere rilevanza sui dosaggi terapeutici di irbesartan/idroclorotiazide impiegati nell’uomo.

Nessun effetto teratogeno è stato osservato in ratti trattati con l’associazione di irbesartan e di idroclorotiazide alle dosi che producono tossicità materna. Gli effetti dell’associazione ibersartan/idroclorotiazide sulla fertilità non sono stati ancora valutati in studi sugli animali, dato che non si hanno evidenze di effetti avversi sulla fertilità negli animali o nell’uomo sia con l’irbesartan sia con l’idroclorotiazide, se somministrati in monoterapia. Tuttavia, un altro antagonista dell’angiotensina-II ha influenzato i parametri di fertilità quando somministrato da solo, in studi sugli animali. Queste evidenze sono state osservate anche con più basse dosi di questo antagonista dell’angiotensina-II quando è stato somministrato in concomitanza all’idroclorotiazide.

Non c’è evidenza di mutagenicità o clastogenicità con l’associazione irbesartan/idroclorotiazide. Il potenziale carcinogenico di irbesartan e

idroclorotiazide in associazione non è stato valutato in studi sugli animali.

Irbesartan: ai dosaggi utilizzati in clinica non si riscontrano segni di tossicità sistemica o d’organo bersaglio. In studi di sicurezza non- clinica, elevate dosi di irbesartan (≥250mg/kg/giorno nei ratti e ≥100 mg/kg/giorno nei macachi) hanno causato una riduzione di alcuni parametri eritrocitari (eritrociti, emoglobina, ematocrito). A dosi molto elevate (≥500mg/kg/giorno) sono stati indotti da irbesartan, nel ratto e nel macaco alterazioni degenerative nei reni (come nefrite interstiziale, dilatazione tubulare, tubuli basofilici, aumentate concentrazioni plasmatiche di urea e creatinina).Tali effetti vengono considerati secondari all’effetto ipotensivo del medicinale, che comporta una diminuita perfusione renale. Inoltre, l’irbesartan ha indotto iperplasia/ipertrofia delle cellule juxtaglomerulari (≥90mg/kg/giorno nei ratti, ≥10mg/kg/giorno nei macachi). Si ritiene che tutte queste alterazioni siano state indotte dall’azione farmacologica di irbesartan. L’iperplasia/ipertrofia delle cellule renali juxtaglomerulari non sembra avere rilevanza alle dosi terapeutiche di irbesartan utilizzate nell’uomo. Non sono stati rilevati effetti di mutagenicità, clastogenicità o carcinogenicità.

La fertilità e la capacità riproduttiva non sono state influenzate negli studi su topi maschi e femmine anche a dosi orali di irbesartan che causano una certa tossicità parenterale (da 50 a 650 mg/kg/giorno), compresa la morte alla dose più alta. Non sono stati osservati effetti significativi sul numero di corpi lutei, di impianti o di feti vivi. Irbesartan non influenza la sopravvivenza, lo sviluppo, o la riproduzione della prole. Gli studi sugli animali indicano che l’irbesartan radioattivo è rilevato nei feti di ratto e di coniglio.

Irbesartan viene escreto nel lette materni di ratto.

Gli studi con irbesartan condotti su animali evidenziano effetti tossici transitori (dilatazione della pelvi renale, idrouretere e edema sottocutaneo) nei feti di ratto, che regrediscono dopo la nascita. Nei conigli, sono stati riscontrati aborto o precoce riassorbimento dell’embrione ai dosaggi in grado di determinare tossicità materna, compresa la morte. Non sono stati osservati effetti teratogeni né nel ratto né nel coniglio.

Idroclorotiazide: sebbene evidenze non certe di genotossicità e carcinogenicità siano state osservate in alcuni modelli sperimentali, la vasta esperienza di impiego nell’uomo di idroclorotiazide non ha evidenziato una correlazione tra il suo impiego e un aumento di neoplasie.

INFORMAZIONI FARMACEUTICHE

06.1 Eccipienti

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Nucleo della compressa

Mannitolo (E421)

Povidone (K29-32 o equivalente) Cellulosa microcristallina

Sodio croscarmellosa Silice colloidale anidra Stearato di magnesio

Rivestimento con film

Alcol polivinilico

Biossido di titanio (E171) Macrogol 3350

Talco

Ossido di ferro giallo (E172) Ossido di ferro rosso (E172)

Ossido di ferro nero (E172) {solo per COBESAR 300 mg/12,5 mg e

COBESAR 300 mg/25 mg compresse rivestite con film}

06.2 Incompatibilità

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Non pertinente.

06.3 Periodo di validità

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2 anni

06.4 Speciali precauzioni per la conservazione

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Blister in Al/PVDC/PVC: Non conservare a temperatura superiore ai 25°C.

Contenitore per compresse in HDPE con dessiccante: questo medicinale non richiede alcuna condizione particolare di conservazione.

06.5 Natura e contenuto della confezione

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Blister in Al/PVDC/PVC e contenitore per compresse in HDPE con dessiccante:

28 compresse rivestite con film

06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione

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Il prodotto non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.

07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio

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Actavis Group PTC ehf – Reykjavíkurvegur 76-78 – 220 Hafnarfjordur (Islanda)

08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio

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041114012 – "150 Mg/12.5 Mg Compresse Rivestite Con Film" 28 Compresse In Blister Al/Pvdc/Pvc

041114024 – "300 Mg/12.5 Mg Compresse Rivestite Con Film" 28 Compresse In Blister Al/Pvdc/Pvc

041114036 – "300 Mg/25 Mg Compresse Rivestite Con Film" 28 Compresse In Blister Al/Pvdc/Pvc

041114048 – "150 Mg/12.5 Mg Compresse Rivestite Con Film" 28 Compresse In Contenitore Hdpe

041114051 – "300 Mg/12.5 Mg Compresse Rivestite Con Film" 28 Compresse In Contenitore Hdpe

041114063 – "300 Mg/25 Mg Compresse Rivestite Con Film" 28 Compresse In Contenitore Hdpe

09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione

Indice

Determinazione n. 631/2012 – Gazzetta Ufficiale n. 261 del 08 Novembre 2012

10.0 Data di revisione del testo

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Documento messo a disposizione da A.I.FA. in data: ———-