Ginseng: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Ginseng

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

(Panax quinquefolium var. coreense Sieb. o Panax quinquefolius Trew. var. coreensis Sieb. – Fam. Araliacee/Panacee)

(Sin. – Panax Ginseng Meyer)

Ginseng- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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ginseng

Etimologia – Panax, dal greco pan = tutto e akos = rimedio cioè rimedio per tutte le malattie, da cui Panacea, figlia di Esculapio e di Epione, capace di guarire tutti i mali.

quinquefolius, quinquefolium, per le foglie a cinque foglioline dentate.

Gin-Seng o Ging-Seng, dal cinese Jen chen o Jin chen, che vuol dire la terna con l'uomo, cioè che costituisce il trinum con l'Uomo ed il Cielo. Deriva da jin = uomo e chen che significa ternario.

Nome volgare – Radice della vita.

Habitat – Asia orientale, Cina, Manciuria, Corea.

Arboscello.

Parti usate – La radice.

Componenti principali

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E' stata segnalata la presenza dei seguenti componenti, la cui struttura chimica non è stata sinora definita: una saponina, (panaquilone e panachilone), C32H56O14, C20H42O15 oppure C24H50O18 trovata nella droga in proporzioni pari allo 0,75-1 % (1); una sapogenina farmacologicamente attiva (2); un emiterpene (panacene) C6H8 (3) (4); acido panacico, un fitosterolo, sostanze estrogene non identificate ed un contenuto di zolfo da 0,11 a 0,15% (4); un glicoside (ginsenina) con proprietà simpaticotrope (5); una frazione attiva (90-100 volte più attiva della droga) (6); sostanze neurotoniche non identificate (7).

Inoltre: vitamine B1 e B2 (4), acido nicotinico oltre 40 g/g (8), acido pantotenico (9), saccarosio, levulosio (1), amido, mucillaggine (10), acidi grassi liberi e in forma esterificata (3).

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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Il Gin-seng gode fama di preziosissimo farmaco, di magica panacea in tutto l'Est-Asiatico dove è tenuto in grandissima considerazione come rimedio sovrano indicato in moltissime condizioni morbose.

Della sua storia, in cui fiaba e leggenda si intrecciano sino a fare di questa droga una specie di divinità vegetale, molti AA. hanno estesamente trattato e noi, ai nomi citati da Dietrich-Schliebs (11), [Eckardt (12), Weber (13), Hofmann (14), Esdorn (15), Schramm (16), Zemlinskij ( 17), Maszkowski (18)], aggiungeremo per gli studiosi italiani, quello del Cattorini (19) quale Autore di una interessante, completa e ben documentala monografia storico-botanica, alla quale rimandiamo per tutte le notizie riguardanti questa parte del capitolo sul Gin-seng.

Sulle reali proprietà di questa droga furono espresse opinioni molto discordi dagli Autori occidentali, sino a che, con ricerche farmacologiche più accurate e peraltro, ancora incomplete, non furono precisati alcuni interessanti aspetti della sua attività farmacologica.

In oriente il Gin-seng, in considerazione delle molteplici e miracolose virtù terapeutiche che gli vennero e che gli vengono tuttora attribuite e forse anche in omaggio ad una appariscente «signatura» insita nell'aspetto stranamente antropomorfo che a volte assumono le sue radici, è noto anche con il nome di «radice della vita», le cui principali indicazioni terapeutiche sarebbero dovute alle sue attitudini di conferire maggior resistenza alla fatica, alla fame, alla sete; alle sue proprietà energetiche, toniche, afrodisiache, eccitanti le facoltà intellettuali e molte altre ancora che riteniamo superfluo elencare.

Queste proprietà che in linea di massima vennero riconosciute da alcuni Autori occidentali e specialmente olandesi del XVIII e del XIX secolo vennero negate da altri che si limitarono ad ammettere soltanto una modesta attività amaro tonica e stomachica: «Le straordinarie virtù medicinali attribuite una volta al Ginseng, non esistono che nella immaginazione dei cinesi…» [Wood-Osol (20)].

Se è vero che questa droga non possiede fra le altre straordinarie virtù medicinali, anche quella di prolungare la vita, che i cinesi le attribuiscono, occorre riconoscere che i risultati di ricerche farmacologiche anche recenti, hanno confermato la reale esistenza di molte delle proprietà che a questa droga vennero assegnate.

Era logico prevedere del resto, che una droga che ha superato il collaudo di più di due millenni di sia pure primitiva esperienza, non poteva essere assolutamente priva di ogni attività farmacologica e terapeutica.

Le prime ricerche farmacologiche si debbono forse al Fujitani (21), il quale trovò che una sostanza da lui stesso isolata dal Gin-seng, era dotata di una lieve azione deprimente sui muscoli e sul cuore.

Il Sakai (22) gli attribuisce un’azione sedativa cerebrale ed una piacevole azione stimolante sui centri vitali.

Sugihara e Min (23) trovarono che i ratti alimentati con miglio cui veniva aggiunta una soluzione di Gin-seng, offrivano una maggior resistenza dei controlli di fronte alle sostanze paralizzanti il sistema nervoso centrale, quali il cloralio, l’alcool, l’uretano, ecc. Inoltre, l’azione stimolante del Gin-seng sul sistema nervoso, appariva più intensa negli animali cui erano stati precedentemente somministrati altri stimolanti (caffeina, canfora, ecc.). Questi AA. trovarono anche che l’acido panacico induce lo stesso effetto catatonico della morfina, sulla coda del topo.

Dietrich-Schliebs (11) che cita questi AA., giudica interessante il fatto che nell’Est-Asiatico la droga venga prescritta pura nei casi di disturbi nervosi e in particolare negli stati depressivi, mentre in tutti gli altri casi essa viene per lo più somministrata in associazione con altre droghe.

Quest’azione eccitante sarebbe confermata dal Jamada (24) il quale accertò nel Gin-seng la presenza di un principio stimolante del sistema nervoso.

Il Sun (4) isolò da estratti acquosi di Gin-seng, oltre alle vitamine B1 e B2, anche una sostanza capace di dar luogo nelle ratte castrate, a reazioni follicolinosimili e di provocare, analogamente alla yoimbina, alla cantaridina e all’ormone maschile, la comparsa dell’abito di nozze in certi pesci (Rhodeus amarus).

Più recentemente Sabbadin, Mengarda e Mozzi (25), sperimentando l’estratto di Gin-seng sulla rigenerazione del gonopodio del Lebistes reticulatus, poterono confermare la presenza di sostanze estrogene in tale estratto.

Queste sostanze ormonosimili sono molto diffuse in natura. Il Paris

(26) enumera molte piante in cui esse sono contenute ed egli stesso, iniettando un estratto di una sassifragacea che fu confusa col Gin-seng (la Rodgersia aesculifolia Batal.), in ratte castrate, riuscì a provocare in esse la ripresa del ciclo sessuale e la comparsa di cellule cheratinizzate nel muco vaginale. Egli constatò che in 1 g di radice fresca della suddetta pianta, erano contenute sostanze estrogene equivalenti a 0,8-1 g di follicolina, pari cioè a 8-10 U.I., attività giudicata dall'A. dello stesso ordine di grandezza di quella constatata dal Sun nel Gin-seng e di poco inferiore a quella della polvere di ovaio che ne contiene da 10 a 20.

E’ noto del resto che il Butenandt (27) estrasse dai frutti di Palma, una sostanza follicolinica che ottenne cristallizzata e che risultò analoga a quella animale (C18H22O2, P.f. 250°), valendosi dello stesso metodo che serve a separare questo ormone dalle urine.

Il fatto che nel Gin-seng siano contenute sostanze ormonosimili di tipo estrogeno e androgeno, potrebbe giustificare molte azioni fra quelle che vennero in passato attribuite a questa droga, quali per es. quella afrodisiaca e quella atta ad influenzare favorevolmente alcune turbe psichiche e neurovegetative che ora sappiamo essere originate anche da disfunzioni ormoniche che caratterizzano nella donna, il periodo della menopausa. Complessa sindrome questa, che a volte si manifesta con una sintomatologia piuttosto grave e con l’insorgere di vere tempeste neurovegetative, accompagnate spesso anche da disturbi della sfera psichica.

E’ noto che in tali condizioni, soltanto con l’impiego di preparati ormonici bisessuali, è possibile ottenere reali vantaggi e ci si potrebbe chiedere se una droga di questo tipo non possa trovare un utile impiego in questi casi.

Non ci risulta che esperienze cliniche specifiche in tal senso, siano state eseguite, ma ci sembrerebbe molto interessante stabilire se e in quale misura, il Gin-seng possa sostituire i suddetti preparati ormonici bisessuali nei casi ricordati.

Che il Gin-seng possa agire sul sistema neurovegetativo e influenzare favorevolmente alcuni stati patologici ad esso correlati, potrebbe essere parzialmente provato anche dai risultati di estese prove cliniche condotte dal Wiedemann (28) e da lui stesso comunicati al congresso di Karlsrhue e in un simposio medico tenuto a Monaco nel 1957. In circa 800 pazienti l’A. osservò che il Gin-seng, in associazione con altri farmaci, poteva agire favorevolmente in alcuni disturbi circolatori, negli stati di esaurimento, nei disturbi mestruali, nell’ipermetropia senile, nella distonia vegetativa, nell’angina pectoris, in diversi casi di spasmo vasale e, inoltre, che può

aumentare e prolungare l’effetto della cosiddetta terapia rigenerativa, praticata con sieri specifici, con biocatalizzatori, col siero di Bogomoletz e con la terapia cellulare di Niehansscher.

Analogamente, il Seliger (29) riferisce di aver istituito, su 12 malati, una terapia con preparati diversi in associazione con Gin-seng e di averla trovata efficace in alcuni casi di esaurimento con sintomi di irritabilità, ipersensibilità, stato di oppressione e senso di debolezza. Buoni risultati furono inoltre ottenuti da questo A. in numerosi casi di distonia vegetativa e di debolezza fisica.

Da ricerche eseguite da Meyer, Jutting e Schmidt (30) presso l'Istituto di Chimica fisiologica dell'Università di Monaco, risulterebbe che l'attività dei principi attivi contenuti nel Gin-seng, potrebbe manifestarsi con una azione catalizzatrice metabolica capace di attivare cataliticamente i processi del ricambio intermedio e la trasposizione dell'energia tessutale, ciò che condurrebbe ad una funzionale rigenerazione degli organi.

Interessanti ricerche farmacologiche sugli animali e sull'uomo sano e malato, sono state eseguite dal Petkow (31) e i risultati ottenuti sono stati considerati dall'A. «Come espressione della stimolazione dell'attività corticale dovuta al Gin-seng, come una conseguenza del miglioramento del processo unitario corticale dell'eccitamento condizionato e dell'inibizione, della sua forza, compensazione e mobilità. Questo miglioramento è collegato con l'azione tonificante del Gin-seng sul substrato materiale di questo processo unitario e cioè sulle cellule corticali».

In base ai risultati pratici ottenuti. l'A. ritiene che il Gin-seng dovrebbe occupare il primo posto fra gli stimolanti corticali, il cui impiego potrebbe essere praticamente utile allorché si desideri stimolare l'attività corticale senza turbare l'equilibrio fra i due processi corticali e per ottenere così, contemporaneamente, un miglioramento dei processi di inibizione e di eccitamento.

Con altre ricerche eseguite in collaborazione con D. Staneva, l'A. ha notato che i preparati di Gin-seng sperimentati, sono dotati di molte altre interessanti azioni. Fra queste l'A. annovera una moderata attività antinarcotica, un'azione regolatrice sul metabolismo degli idrati di carbonio, specialmente evidente negli stati iperglicemici. Essi potenziano l'azione della insulina ed agiscono essi stessi come ipoglicemizzanti se impiegati a dosi piuttosto elevate; inducono un incremento ponderale negli animali da esperimento, aumentano il numero degli eritrociti, elevano il tasso emoglobinico e determinano variazioni del numero totale dei leucociti e della formula leucocitaria.

Il fondamento fisiologico di questa complessa attività farmacologica dei preparati di Gin-seng, dovrebbe essere correlato, secondo l'A. con la loro attività sui meccanismi neuroriflessi e cioè, in primo luogo, con la loro azione stimolante sui processi corticali; in secondo luogo, con la loro azione stimolante sul sistema colino-reattivo che si manifesta, nel cane, con un effetto ipotensivo, effetto questo che può essere, debolmente influenzato dalla vagotomia bilaterale e soppresso dall'azione dell'atropina.

Burkart e Ssaxonow (32) sperimentarono estratti acquosi di Gin-seng su animali di laboratorio in anestesia uretanica, normali o decerebrati e constatarono che essi potevano indurre effetti eccitanti o depressori sul sistema nervoso centrale, sull'apparato respiratorio, cardiovascolare e su segmenti isolati di intestino tenue, a seconda della dose impiegata e delle condizioni sperimentali.

Ricerche farmacologiche sulle foglie di Gin-seng, impiegate in Cina come rimedio anticatarrale ed espettorante nella medicina popolare, furono eseguite in Italia dal Boriani (33) il quale avendo sperimentato la loro azione (sotto forma di infuso) negli animali e sui vari organi e sistemi, giunge alla conclusione che pur non potendo escludere l'esistenza di azioni secondarie sui sistemi para e ortosimpatico, ritiene che l'azione fondamentale dei principi attivi contenuti nelle foglie di Gin-seng, è quella che si manifesta sulla fibra muscolare liscia con un aumento del tono e delle contrazioni.

Secondo Meyer, Jutting e Schmidt (34), l'azione del Gin-seng verrebbe potenziata per aggiunta di fruttosio e di vitamina E. L'estratto della radice è poco tossico. Autori americani avrebbero ottenuto ottimi risultati con l'impiego del Gin-Seng nei casi di depressione notando però anche alcuni spiacevoli effetti secondari (5). La comparsa di tali effetti non risulterebbe però dalle citate prove cliniche eseguite dal Petkow e da altri e potrebbero essere dovuti a differenze di dosaggio.

Turowa e Aleschkina (35) consigliano di somministrare un estratto al 10% (tintura) alla dose di 10-30 gocce 2-3 volte al giorno, ½ ora prima dei pasti e per un periodo di 1-3 mesi. Nell'ipertensione consigliano di elevare gradatamente la dose da 5 a 30 gocce.

Il Balandin (36) ritiene che la miglior attività si ottiene estraendo la radice finemente polverizzata, con alcool di 20°, poiché con l'estrazione acquosa o idroalcoolica a più elevata gradazione l'azione stimolante risulterebbe più debole.

Secondo Esdorn (15) il Gin-seng oggi verrebbe impiegato in Asia, principalmente nella debolezza senile, nella neurastenia, nel surmenage, nel beri-beri, nelle malattie da raffreddamento e nei disturbi digestivi. In occidente, come stomachico, nelle alterazioni funzionali dell'apparato cardiovascolare e nell'ipertensione. Evidentemente, in base ai risultati delle ricerche citate, le indicazioni del Gin-seng potrebbero essere notevolmente più estese e sarebbe desiderabile che gli studi clinico-terapeutici già iniziati, venissero continuati ed approfonditi.

Estratti e preparati vari

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Estratto fluido (g 1 = LIV gtt).

Dosi: fino a g 1 pro die.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Tintura

Estratto fluido gin-seng g 20

Alcool di 60° …. g 80

(fino a s 5 pro die)

Sciroppo

Estratto fluido gin-seng………………………………………….. g 10

Alcool e glicerina…………………………………………….. ana g 10

Sciroppo semplice F.U…………………………………………… g 70

(a cucchiaini)

Pozione

Estratto fluido gin-seng…………………………………………….. g 1

Estratto fluido muira puama……………………………………… g 1

Estratto fluido damiana…………………………………………….. g 2

Sciroppo semplice F.U…………………………………………… g 50

Acqua g 120

(3 cucchiai pro die)

BIBLIOGRAFIA

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